Architettura
Gli insediamenti rurali, fatti di piccoli borghi in cui la pietra è protagonista, offrono oggi un vero e proprio salto nel passato, tra casolari legati alla pastorizia a suggestivi ponti in pietra, carruggi voltati e i lavatoi, antichi insediamenti abbandonati.
La trattazione di tutte le peculiarità della val Graveglia sarebbe impresa lunga e complessa seppur desiderabile, motivo per cui vengono forniti contributi puntuali o riportati articoli e trattati sulle emergenze più importanti del nostro territorio: lo scopo è, col tempo, di concentrare qui una parte del materiale e degli studi condotti sul patrimonio architettonico della nostra valle senza naturalmente avere la pretesa di esaurire l'argomento in questa sede quanto, piuttosto, di alimentare la curiosità e stimolare l'approfondimento.
NASCIO E CASSAGNA - Il contributo del prof. Duilio Citi
Premessa (di Emery Vajda)
Nell'Ottobre 2015 ebbi il piacere di accompagnare alcuni blogger in Val Graveglia nell'ambito del progetto #enjoyparcoaveto. In quell'occasione ebbi l'onore di conoscere il prof. Duilio Citi, grande esperto dell'architettura rurale in particolar modo della Val Graveglia e di apprezzare la competenza e la passione con la quale ci descrisse opere murarie, borghi, soluzioni architettoniche, calandole in un contesto umano di vita quotidiana e di semplicità (ed acutezza) della vita contadina. Conoscevo il prof. Citi di fama ma conoscerlo di persona ed ascoltare dalla sua voce la storia di pietre che magicamente riprendevano vita fu un'emozione unica.
Perciò non pensai a nessun'altro di più adatto a descrivere l'architettura rurale della val Graveglia: ed invece che un freddo trattato sulle peculiarità e sui siti, Citi fa omaggio all'associazione ed alla valle tutta di un racconto personale, di un elaborato che più che mero esperimento descrittivo rappresenta una testimonianza di vita, riuscendo a trasmetterci, oltre all'esperienza ed alla competenza, la passione per questa valle che traspare da ogni singola parola, da ogni singolo aneddoto. A nome dell'associazione, ringrazio il professore per il suo contributo e la sua disponibilità unica. Grazie Duilio.
Val Graveglia, di Duilio Citi (Luglio 2017)
"Sovente mi capita di ricordare – talvolta anche in sogno - quando nostro padre ci faceva assaporare la domenica pomeriggio in numerose gite fuori porta, le bellezze delle valli dell’entroterra chiavarese. Tra le tre Sturla, Fontanabuona e Graveglia, quest’ultima era privilegiata perché si raggiungevano, percorrendo il minor numero di chilometri, quote già molto alte. A lui piaceva andare in fondo e in profondità: il termine, il fondo della val Graveglia corrispondeva anche alla sua quota più alta. Ho in mente i nomi di Zerli, Statale, Botasi, Reppia, Arzeno ma soprattutto il Biscia e la sua discesa fino a Varese. Continua a leggere....
Il ponte di Nascio e l'edicola mariana
Divenuto un simbolo della val Graveglia e per lungo tempo considerato un ponte romanico (ancora oggi viene erroneamente attribuito da taluni a quel periodo), il ponte di Nascio fu eretto nel 1766 da Giovanni M. Francesco Caietano e Michaeli Angelo Cambiasus, quale collegamento tra le scoscese sponde del Rio Novelli che consentiva di raggiungere l'abitato di Cassagna da quello di Nascio.
Notevole per l'architettura ardita che lo vede slanciarsi con leggerezza sopra l'orrido del sottostante rio, è altresì degna di nota l'effige mariana conservata nell'edicola posizionata al centro del ponte stesso.
Per una lettura più approfondita, si riporta, in versione integrale, l'elaborato della dr.ssa Agnese Avena inserito nel vol. 1/2010 del periodico La Casana edito da Gruppo CARIGE S.p.a. Continua a leggere....