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Testimonianze storiche e committenza privata in alta Val Graveglia nel secolo XVIII.

Un’edicola mariana sul ponte di Nascio

di Agnese Avena

Pasquale Bocciardo Madonna col Bambino secolo XVIII  Nascio il ponte sul Rio Novelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  A sinistra:   Pasquale Bocciardo, “Madonna col Bambino”, secolo XVIII

  In alto:  Nascio, il ponte sul Rio Novelli.

 

Nascio è un piccolo borgo montano in alta Val Graveglia, nell’entroterra appenninico del levante ligure, arroccato su un crinale a circa 400 metri sul livello del mare.

Il paese, molto suggestivo, ha origini storiche antiche: denominato «Naxo» in un documento del 1054, è documentato in epoca medievale come dominio dei Signori di Nascio e dei Da Passano – entrambi rami della potente casata dei Conti di Lavagna – e successivamente dei Malaspina. Sono riconducibili a tale periodo storico le strutture architettoniche riscontrabili nei criptoportici superstiti e in alcune caratteristiche case in pietra con coperture in ardesia. Il colle era dominato un tempo dall’antico castello che, costruito probabilmente nel secolo XI, si ergeva nei pressi dell’attuale chiesa parrocchiale, edificio religioso cinquecentesco dedicato alla Madonna Assunta e a San Michele arcangelo.

Il contesto paesaggistico in cui il borgo s’inserisce è di grande fascino: la folta vegetazione dell’area boschiva che circonda il paese lascia intravedere speroni di roccia rossastra ricca di diaspri e di manganese ed occulta parzialmente la profonda e ripida gola in cui s’insinua l’alveo del rio Novelli, un affluente del torrente Reppia, che la percorre con andamento sinuoso.

In questo particolare ambiente naturale viene ad inserirsi, nel secolo XVIII, lo scenografico ponte in pietra che ancora oggi scavalca il rivo e collega le due falde rocciose, accorciando e semplificando il percorso di un probabile precedente sentiero tracciato tra Nascio e i due antichi nuclei di Cassagna, piccolo agglomerato di case poco distante, e Statale, centro rurale più importante, per congiungersi più a monte, in Val Reppia, con altri percorsi presenti sul crinale di confine.

La costruzione della nuova struttura viene a sottolineare, pertanto, la funzione determinante che semplici sentieri e più importanti vie di transito, tracciate fin dai tempi antichi, svolgevano ancora nel corso del Settecento in questo comprensorio decentrato della Repubblica genovese, mettendo in comunicazione i paesi dell’entroterra tra loro, con l’importante centro di Genova, con le località dell’estremo levante e, oltre Appennino, con il parmense e la pianura padana.

Il ponte – alto ventotto metri e mezzo e lungo circa venti metri – è ad un’unica arcata a tutto sesto; il piano di pavimentazione è lastricato con pietre di fiume, materiale utilizzato anche per le cordonature dei due parapetti laterali. L’andamento non perfettamente rettilineo della struttura è assecondato dalle due rampe di bassi gradini che la percorrono digradando dolcemente verso il centro. Un’edicola mariana murata alla sponda rivolta verso Cassagna funge da fulcro visivo per chi osserva l’ardita costruzione da Nascio e al tempo stesso sembra proporre una sosta a chi si accinge ad attraversarla.

Un cippo marmoreo centinato, murato al parapetto, reca incisa un’interessante iscrizione - fortunatamente ancora leggibile nonostante le inevitabili abrasioni causate dalle ingiurie del tempo – fornendo precise indicazioni sull’epoca di costruzione e sulla committenza del ponte e, indirettamente, sul bellissimo gruppo scultoreo che lo sovrasta.

Il testo latino – «D.O.M – IOANNI MARIÆ FRANCISCO CAIETANO – ET MICHAELI ANGELO CAMBIASYS – PATRICYS GENVENSIBUS – QUÔD SANCTINI FRATRIS – PIETATE CLARISSIMI – SUPREMÆ VOLUNTATI OBSEQVENTES –MONTIBUS UTRINQVE PONTE CONTENCTIS – OPERE MUNIFICENTISSIMO – IN VIAS INTERFLUO TORRENTE – NAXY PARTES – PRÆSENTISSIMO INCOLARUM COMMODO – PERVIAS FECERUNT – NAXY GENS GRATI ANIMI PLENA – OPTIME MERENTIBUS – POSUERE – ANNO MDCCLXVI» (D.O.M..A Giovanni Maria, rancesco Gaetano e Michelangelo Cambiaso, Patrizi genovesi, ossequienti alle ultime volontà del fu fratello Santino, rinomatissimo per Pietas, congiunsero, con grandissimo vantaggio degli abitanti, le parti di Nascio, separate dal torrente che le divide – La popolazione di Nascio, colma di animo grato, dedicò agli eccelsi benefattori – Anno MDCCLXVI) – oltre ad evidenziare la data di costruzione della struttura, conclusa nel 1766 – indica i nomi dei facoltosi committenti genovesi che ne hanno proposto e finanziato il progetto.

I Cambiaso, patrizi genovesi giunti a Genova dalla Val Polcevera, erano stati ascritti al Libro d’Oro della Nobiltà nel 1731 ed avevano partecipato attivamente alla vita pubblica della Repubblica nel corso del secolo XVIII, svolgendo incarichi di grande prestigio come documentano l’elezione dogale di Giovanni Battista nel 1771 e di Michelangelo nel 1791. Zio paterno di quest’ultimo risulta essere il Michelangelo menzionato nella lapide di Nascio, il quale – congiuntamente ai fratelli Giovanni Maria (da cui discende l’attuale ramo “fiorito” della famiglia) e a Francesco Gaetano – adempie in tal modo ad una disposizione testamentaria di un altro fratello, Santino, morto senza figli. Questi aveva lasciato, infatti, eredi delle proprie sostanze i tre personaggi menzionati nell’iscrizione, insieme ad un nipote, Carlo Maria De Ferrari, figlio di una sorella.

Il legame della famiglia con il territorio dell’Alta Val Graveglia e con Nascio in particolare non doveva essere casuale se l’attenzione mostrata nei confronti della popolazione locale – evidenziata nel miglioramento della viabilità della zona – era stata accompagnata o forse preceduta dalla donazione alla comunità parrocchiale di due preziosi reliquiari ad urna seicenteschi, in legno dorato (TISCORNIA, 1936, p. 428), tuttora conservati tra i beni della chiesa. È interessante notare, inoltre, nel medesimo edificio religioso, lo stemma scolpito sulla vasca di un’acquasantiera a fusto cinquecentesca, oggi parzialmente abraso, forse identificabile con l’arma araldica della casata.

il borgo di Nascio in alta Val Graveglia

In alto: il borgo di Nascio in alta Val Graveglia

 

I tre esponenti della famiglia Cambiaso citati possono dunque essere considerati committenti anche del gruppo scultoreo che sovrasta la lapide.

Un’aggraziata Madonna a mezzo busto, effigiata seduta mentre trattiene ed abbraccia uno scalpitante Gesù Bambino, sembra staccarsi dalla lastra marmorea ovale del fondo. La postura delle due figure, il movimento pacato delle stesse, la resa della veste e del manto della Vergine, ricadenti in pieghe ampie e morbide, inducono a datare l’opera al terzo quarto del secolo XVIII e a ricercarne l’autore, finora ritenuto ignoto, tra gli artisti tardobarocchi operanti in ambito genovese.

Le caratteristiche stilistiche evidenziate, unitamente alla particolare trattazione dei volti, permettono di accostare il bassorilievo in esame ad opere documentate di Pasquale Bocciardo (1719-1791), noto ed apprezzato scultore genovese, già allievo di Domenico Caprile o, secondo Carlo Giuseppe Ratti (1769, II, p. 361), unico allievo del carrarese Giacomo Antonio Ponsonelli (Carrara 1654 – Genova 1735), del quale sarebbe diventato un valido collaboratore.

Le opere realizzate negli anni ’50 -’70 del secolo XVIII dal Bocciardo - Direttore della Scuola di Scultura presso l’Accademia Ligustica di Genova dal 1763 al 1788 – denotano ancora moduli compositivi barocchi e mostrano qualche affinità con la scultura decorativa di Filippo Parodi e di Giacomo Antonio Ponsonelli, orientandosi tuttavia verso stilemi compositivi più composti e classicheggianti, preludio all’arte neoclassica.

Pasquale Bocciardo Immacolata Concezione secolo XVIII. Genova Chiesa di San Filippo NeriL’attribuzione della Madonna con Bambino di Nascio allo scultore genovese è giustificata da alcune caratteristiche stilistiche riscontrate anche in altri gruppi scultorei dell’artista quali la Madonna con Bambino, pala d’altare scolpitaa bassorilievo per il Retablo Mayor della Cattedrale di Cuenca, inviato in Spagna da Genova nel 1759, l’Immacolata del Conservatorio Fieschi, realizzata tra il 1764 ed il 1771 e la raffinata Immacolata che sovrasta il portale della chiesa genovese di San Filippo Neri, scolpita tra il 1766 ed il 1780.

Quest’ultima, sostenuta da una scenografica Gloria d’angeli ed affiancata da due Angeli in preghiera, è forse l’opera che maggiormente si avvicina al gruppo scultoreo della Val Graveglia. Il dolcissimo viso della Vergine dai tratti minuti, incorniciato dai capelli raccolti che fuoriescono dal velo morbidamente panneggiato del gruppo di Nascio, ritorna pressoché identico nella Madonna di San Filippo, mentre il volto di Gesù Bambino, dalle gote paffute e con fronte parzialmente coperta dai riccioli rigonfi della folta capigliatura, è molto simile a quella degli angioletti della Gloria della chiesa genovese.

 

 

 

A sinistra: Pasquale Bocciardo “Immacolata Concezione”, secolo XVIII. Genova, Chiesa di San Filippo Neri.

 

In questi anni Pasquale Bocciardo è già un artista maturo, famoso ed affermato. I Cambiaso, committenti colti ed aggiornati, si rivolgeranno a lui ancora negli anni successivi, come attestano due importanti lavori commissionatigli in occasione del dogato di Giovanni Battista Cambiaso, il ritratto a figura intera in veste cerimoniale per il Salone del Maggior Consiglio (realizzato nel 1772 e distrutto nel 1797) ed il busto oggi conservato nel Castello Reale di Varsavia.

Non desta stupore, dunque, che l’aristocratica famiglia genovese abbia commissionato all’artista anche l’opera che avrebbe qualificato il nuovo ponte costruito nel 1766 in Val Graveglia.

il ponte sul Rio Novelli

Sopra: il ponte sul Rio Novelli.

 

BIBLIOGRAFIA

RATTI C.G., Delle Vite de’ pittori, scultori, ed architetti genovesi e dei forestieri che in Genova hanno operato, Genova 1769 (ed. anastatica Bologna 1979), II

CAMBIASO C., I Cambiaso. Riflessioni sulle origini della famiglia, in Luca Cambiaso. Ricerche e restauri, in «Atti del Convegno (Moneglia, 11-12 maggio 2007)», Genova 2009

TISCORNIA L.B., Nel Bacino Imbrifero dell’Entella. Val di Graveglia. II, parte terza, Chiavari 1936 (ristampa Recco 1996)

BELLONI V., La grande scultura in marmo a Genova – secoli XVII e XVIII, Genova 1988

FRANCHINI GUELFI F., La scultura del Seicento e del Settecento. Marmi e legni policromi per la decorazione dei palazzi e per le immagini della devozione, in Genova e la Spagna. Opere, artisti, committenti, collezionisti, Genova 2002

FRANCHINI GUELFI F., Il Settecento. Theatrum sacrum e magnifico apparato, in La scultura a Genova e in Liguria, II, Genova 1988

FRANCHINI GUELFI, La scuola di Giacomo Antonio Ponsonelli: Pasquale e Domenico Bocciardo, scheda n. 11, in La scultura a Genova e in Liguria, II, Genova 1988

CABONA A. CABONA M., Alla scoperta della Val Graveglia. Miniere, architettura e cultura contadina, Genova 1994

FALZONE P., Valli di Sestri Levante, Genova 1977

SPRETI V., Cambiaso, in Enciclopedia nobiliare italiana. II, Milano 1929

RINGRAZIAMENTI

Mons. Francesco Isetti, Ufficio Liturgico e di Arte Sacra, Curia vescovile di Chiavari; Angela Acordon, soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Liguria; Claudia Cambiaso; Paolo de Angelis Mastrolilli.

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